Il Mostro di Loch Ness
Il mostro di Loch Ness: la leggenda di Nessie
In un’epoca in cui la ricerca dell’ignoto è proiettata verso lo spazio e gli altri pianeti, pensare di poter scovare un qualcosa di sconosciuto all’interno di un lago terrestre, per quanto profondo esso possa essere, probabilmente è utopico.Eppure, ad essersi occupati nel corso degli anni del mistero del mostro di Loch ness, ci sono fior di scienziati, che non avrebbero avuto bisogno di dedicare la loro vita a sciocche superstizioni.
Conformazione del lago
Il Loch Ness è di origine glaciale, risalente a circa 10.000 anni fa. È Il secondo bacino di acqua dolce per estensione e profondità della Scozia ed è collegato al mare aperto da numerosi affluenti che negli anni sono stati teatro di alcuni fra gli avvistamenti più celebri di Nessie. La fauna è decisamente ricca (salmoni, molluschi, siluri, anguille europee, lontre, etc etc) e potrebbe essere adeguata al sostentamento di una creatura di notevoli dimensioni. Tuttavia è improbabile che un ecosistema limitato come quello di un lago, per quanto grande, possa offrire sostentamento a una “famiglia” di mostri. L’opinione comune ritiene che il fondo del lago sia caratterizzato da grotte e caverne dove potrebbero risiedere elusive creature. Di queste, in realtà, non c’è prova certa ma va anche aggiunto che la profondità e l’oscurità delle acque del Loch Ness hanno reso la ricerca abbastanza impervia e ancora oggi del fondale si sa molto poco.
Storia degli avvistamenti e prove
Gli avvistamenti che interessano il mostro di Loch Ness ad oggi si aggirano intorno alle decine di migliaia: un numero significativamente alto, alcuni correlati da foto o filmati. Il primo avvistamento di cui si ha notizia risalirebbe al 500 ed è riportato da Adamnano di iona che nel suo libro “vita di san Columba” descrive l’incontro del monaco irlandese con una bestia nel fiume Ness intenta ad aggredire un uomo che stava nuotando. La storia degli avvistamenti, ad eccezione di questo, è abbastanza recente, ma già sul finire del 1800 Nessie iniziava a far parlare di se, quando il dottor Mackenzie Balnan giurò di aver visto una spaventosa creatura grande come una barca solcare rapidamente le acque del lago. Di li a breve anche Roderick Matheson ebbe un incontro traumatico con il misterioso animale, che descrisse come il pesce più grosso che avesse mai visto, col collo uguale a quello di un cavallo. Ma è a partire dal 1930, con la costruzione della nuova strada per fort Augustus, che gli avvistamenti si sono moltiplicati.
Nel 1933 i coniugi Mackay, proprietari di un hotel a Drunmadrochit, durante il loro tragitto in auto lungo il Loch Ness si imbatterono in una strana creatura simile ad una balena che si agitava fra le acque del lago (e qualcuno ha un po’ storto il naso dopo essere venuto a conoscenza della professione dei due). Da allora gli avvistamenti si sono susseguiti incalzanti, senza purtroppo risultare mai probatori a fini scientifici. In quello stesso anno ha luogo uno dei rari avvistamenti “terrestri” del presunto mostro. George Spicer e la moglie dovettero arrestare di colpo la loro auto quando una creatura mai vista prima, senza gambe, simile a una lumaca gigante e con un agnello fra le fauci, attraversò loro la strada per tuffarsi in acqua, lasciando i due coniugi sgomenti. Nel 1962 il cacciatore di mostri dilettante Ted Holiday descrisse una creatura simile ad un verme gigantesco nuotare su e giù lungo le acque del lago. L’avvistamento incuriosì il biochimico Roy Mackal, uno dei principali sostenitori dell’esistenza di Nessie, che deciso ad andare fino in fondo dedicherà parte della sua vita alla soluzione del mistero del lago. Secondo Mackal, che ha raccolto e scartato centinaia di testimonianze, documenti e fotografie, l’elusiva creatura sarebbe una sconosciuta specie di anguilla gigante, lunga una decina di metri, già annoverata dal criptozoologo belga Bernard Heuvelmans fra i papabili candidati al ruolo di “mostro marino”.
La prima foto del mostro di Loch ness risale al 1932, quando Hugh Gray, un impiegato di Foyers, fotografò la piccola porzione del corpo di una creatura sconosciuta sulla superficie del lago. Oggi l’oggetto in foto, ad esame tecnologico risulta però essere nient’altro che un labrador che nuota con qualcosa fra i denti. È del 1934 la celebre foto del chirurgo, il dottor Wilson, che fino al 1994 è stata considerata la più rilevante prova dell’esistenza del mostro di Loch Ness ed una delle più chiare foto di un criptide marino. Essa riprendeva un presunto mostro dal lungo collo che emerge dalla superficie del lago. Sfortunatamente gli autori stessi, nel 1994, quando il dottor Wilson era già morto da un pezzo, hanno confessato la bufala spiegando che il “mostro” era stato realizzato utilizzando un modellino di gomma. Nel 1955 Peter Mcnab, un banchiere di buona reputazione in vacanza con suo figlio, fotografò nei pressi del castello di Urquhart una sorta di gobba a pelo d’acqua, che stando alle sue descrizioni si mosse lentamente verso le rovine per poi sparire. Nel 1960, la famiglia Lowrie a bordo del proprio yatch, fotografa due strisce nere sulla superficie dell’acqua. Nel 1982 Jennifer Bruce, in vacanza a drunmadrochit, riprende una creatura dal collo lungo immergersi in acqua. Una delle foto più recenti di Nessie è quella di Roy Johnston, che mostra un lungo collo ricurvo emergere dal lago.
Si potrebbe continuare per molto, le foto e i filmati sono tantissime e a lungo oggetto di critica, tuttavia ancora oggi non esiste una prova che possa ritenersi attendibile al riconoscimento dell’esistenza del mostro di Loch Ness.
Il filmato su cui i più romantici e accaniti sostenitori del mostro fondano le loro speranze è quello girato agli inizi degli anni 60 da Tim Dinsdale, un ingegnere aeronautico che un bel giorno, affascinato dalla lettura di un articolo sul giornale riguardante Loch ness, decise di abbandonare tutto e andare a vivere in un villaggio sulle sponde del lago. Dinsdale si recò li con la sua attrezzatura e un battello, senza più lasciare gli Highlands scozzesi fino al giorno della sua morte nel 1987, provocata dallo stress fisico e psicologico a cui si era sottoposto.
Il filmato di Dinsdale mostra qualcosa di grandi dimensioni in lontananza solcare rapidamente le acque del lago, lasciando una scia dietro di se. La cosa ha un andamento oscillatorio e di tanto sembra immergersi sotto l’acqua per poi ricomparire alla vista della cinepresa. Dinsdale, dopo averla osservata per bene anche ad occhio nudo, non aveva dubbi: La creatura da lui ripresa non poteva essere altro che Nessie, il mostro di Loch Ness. Effettivamente la fauna del lago non comprende pesci di queste dimensioni. Anche l’integrità morale e la sincerità di Dinsdale erano un’ottima garanzia a suffragio del filmato. Tuttavia, nonostante le analisi che ancora oggi vengono effettuate, i più scettici sono propensi a ritenere l’oggetto ripreso come un natante, un gommone o una piccola imbarcazione, piuttosto che il fantomatico mostro di Loch Ness. Resta da capire però per quale motivo un uomo con la reputazione di Dinsdale ed esperto come pochi altri del mostro, possa aver scambiato una barca per una creatura vivente.
Non essendo nostra intenzione trarre delle conclusioni, vogliamo comunque riportare alcune delle teorie più celebri sul mostro di Loch Ness.
Oggi gran parte degli studiosi sono concordi nell’affermare che in fondo al lago non ci sia nulla. È pur vero che 10.000 avvistamenti sono troppi per essere frutto di psicosi collettiva o invenzione di disonesti, dunque è veramente riduttivo liquidare tutto con tanta facilità. Escludendo gli avvistamenti non attendibili che comprendono:
- Frodi e scherzi
- cervi, lontre, salmoni e altri animali scambiati per mostri
- illusioni ottiche provocate dall’incontro fra l’acqua fredda del lago e l’aria
Restano ancora alcune testimonianze “inspiegabili”. Dinsdale fino alla morte rimarrà dell’opinione che la creatura da lui ripresa fosse un plesiosauro, un dinosauro erbivoro dichiarato estinto come tutti gli altri lucertoloni preistorici. Per quanto l’ipotesi sia affascinante, la possibilità che una famiglia di dinosauri non lasci tracce di se in un lago e sia sopravvissuta alla grande estinzione, oggi, ci lascia un po’ increduli. Più plausibili, ma sempre affascinanti, sono le teorie che vedono nei mostri di Loch ness (al plurale, perché ormai quasi nessuno crede più all’ipotesi del mostro pluricentenario) esemplari di specie già conosciute affette da gigantismo, come super-lontre, super-anguille o storioni (pesci che vivono anche secoli e possono raggiungere dimensioni “mostruose”). La scienza tuttavia ha fino ad oggi guardato con scetticismo a queste teorie, offrendo risposte razionali e pertinenti a tutti gli avvistamenti, concludendo quindi con un cauto “in fondo al Loch Ness non c’è nulla”.
Chissà dunque cosa avrà pensato il meticoloso Adrian Shine, quando nel 1986 i suoi sonar registrarono a 170 metri di profondità tre segnali in movimento di una forza inaudita, ritenuti troppo forti per essere stati emessi da pesci conosciuti. Shine, che precisiamolo Non crede al mostro di Loch Ness, ancora oggi non riesce a spiegare quale suono abbiamo catturato i suoi strumenti.
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