Isola di Oak
Isola di Oak, viaggio sull’isola del tesoro
Isole misteriose, pirati e un tesoro nascosto sotto strati di terra zeppa di trappole. Sono questi gli ingredienti del celebre romanzo di avventura “l’isola del tesoro”, scritto da Robert Louis Stevenson, capace di far galoppare la fantasia di intere generazioni.
E chi può escludere che l’autore britannico non abbia tratto ispirazione per la sua isola che non c’è, da un’isola che invece compare per davvero sulle carte geografiche?Stiamo parlando dell’isola di Oak, situata a Lunenburg, nella regione della Nuova Scozia. Oak Island è una delle 360 minuscole isole che compongono la Mahone bay. Da circa 200 anni questo piccolo isolotto di 140 acri è messo a setaccio in ogni suo remoto angolo da tutti i cercatori di tesoro e gli avventurieri del mondo, alcuni fiduciosi, altri praticamente certi, che da qualche parte, nascosto da cumuli di terra, si celi un tesoro di inestimabile valore.
Il mito dell’isola di Oak ha inizio in modo del tutto casuale in una mattina estiva del 1795, quando il giovane Daniel McGinnis mentre se ne andava tranquillamente a zonzo per l’isola si imbattè in una depressione circolare nella zona a sud est. Nello stesso punto si trovava una quercia, dove fra i rami era incastrata una carrucola adoperata nelle navi dei pirati. Incuriosito da quel fosso che gli apparve di origine artificiale, McGinnis Con l’aiuto di alcuni amici cominciò a scavare, senza neppure immaginare di aver dato origine alla leggenda del “money pit”, pozzo del denaro.
Gli improvvisati cercatori di tesori portarono alla luce un pozzo strutturato a strati: ogni 3 metri la loro vanga affondava il colpo su solide lastre in legno di quercia. Dopo aver scavato per circa 9 metri in profondità il gruppo dovette interrompere la ricerca e andar via, arrendendosi davanti a un’impresa che si rivelava più grande di loro. I giornali scrissero molto sul ritrovamento e circa 8 anni più tardi una compagnia del Mainland, la Onslow company, di proprietà di tale Simeon Lynds, riprese gli scavi da dove erano stati lasciati.
La Onslow , adeguatamente equipaggiata, scavò in profondità fino a raggiungere i 30 metri, rinvenendo carbone, argilla e fibre di cocco, in uno stato come quello canadese dove il cocco non esisteva in natura. Ma l’euforia raggiunse l’apice quando il team portò alla luce una lastra di pietra con incisi dei simboli.
I simboli vennero fatti esaminare da un docente di Halifax, che dopo aver interpretato “a suo modo” quell’alfabeto, pubblicò la sua (personale) traduzione:
“A 40 metri più sotto sono sepolte 2.000.000 sterline”
Sulla traduzione e sul professore di Halifax è però meglio andarci cauti, perché le fonti sono contrastanti ed è difficile distinguere la leggenda dalla verità.
Fatto sta che Le operazioni ripresero più serrate che mai. Chiunque aveva nascosto il suo tesoro là in fondo non l’aveva certamente lasciato in balia dei primi venuti: spostando l’ennesima lastra di legno di quercia, l’acqua del mare, insinuatasi dall’interno del pozzo, lo invase, intralciando la continuazione dei lavori. Svuotarlo si rivelò un’impresa vana: si trattava di prosciugare l’intero oceano Atlantico!
La Onslow dovette abbandonare l’impresa, ma non sarà che la prima di tante compagnie che si cimenteranno nella caccia al tesoro dell’isola di Oak.
40 anni più tardi la Truro company decise di investigare e capire cosa ci fosse realmente in fondo, prima di procedere ad una eventuale estrazione. Le operazioni di carotaggio portarono alla luce realtà sorprendenti: oltre a strati di metalli e di quercia, vennero estratte delle fibre d’oro. Un caposquadra della Truro company, John Pitblado, tirò fuori qualcosa di molto particolare dal pozzo.
Cosa?
Piacerebbe molto saperlo anche a noi e a tutti i suoi compagni di avventura, perché Pitblado non disse mai nulla a riguardo. Abbandonò l’isola e il suo lavoro e non svelò mai a nessuno cosa fosse l’oggetto da lui trafugato. Può però essere indicativo, che a seguito dell’episodio, Pitblado tentò per diversi anni di acquistare la parte est dell’isola di Oak, senza mai riuscirvi. Per quale motivo, dopo questo ritrovamento, Pitblado prese così interesse per l’isola?
Gli anni che seguirono, fino ad oggi, hanno portato alla luce ulteriori misteri. L’appalto per la perforazione dell’isola è passato di società in società e le tecnologie sempre più avanzate hanno consentito di appurare che le profondità dell’isola di Oak sono percorse da tunnel sotterranei, quasi totalmente allagati e disseminati di trappole, che impediscono gli scavi verso la zone interessate.
Un’altra roccia, come quella rinvenuta dalla Onslow company, è stata recuperata e fotografata, con incisi altri caratteri altrettanto simili ai precedenti.
Dal 1996 sembra che i lavori sull’ isola di Oak siano stati abbandonati e le autorizzazioni per effettuare gli scavi praticamente impossibili da ottenere, previa lo sborso di un sacco di soldi.L’isola è privata e anche solo per visitarla c’è bisogno di un’autorizzazione che viene fornita a gruppi organizzati. Gran parte dei tour sono offerti dagli alberghi e dai resort della zona oppure dalla friends of oak island society, che potete contattare via e-mail alla casella tours@ friendsofoakisland.com
Isola di Oak, Teorie
Le teorie sul pozzo di Oak Island sono tantissime e in certi casi molto fantasiose. Secondo gli impavidi cercatori di tesori, il sistema di cunicoli sotterranei dell’isola condurrebbe a una caverna dove sarebbe custodito il mitico tesoro.
Ma il tesoro di chi?
La pista più gettonata ci conduce al pirata barbanera, che dichiarò di aver sepolto il suo tesoro in un luogo che:”nessuno, a parte me stesso e Satana possiamo trovare”. Ma qualcuno ha scomodato anche i cavalieri templari, ritenendo che il pozzo misterioso conduca alla grotta del sacro graal.
Lo studioso Mark Finnan, nel suo libro “Oak Island secret”, ravvisa come fin dal suo inizio tutta la vicenda sia contaminata da elementi massonici: la fossa e il tesoro nascosto ricondurrebbero alla cripta segreta presenti nell’ allegoria massonica di re Salomone. Anche i protagonisti di questa storia erano 3 pellegrini, proprio come i ragazzi che hanno scoperto per primi il fossato. Le icone stesse ritrovate sulle rocce richiamano le effigi della massoneria. Secondo lui ed altri studiosi dunque si tratterebbe di una leggenda fatta circolare dalla massoneria al fine di diffondere i propri simboli. Se così fosse, il pozzo sull’isola non avrebbe origine artificiale come buona parte dell’opinione pubblica ritiene, bensì naturale.
La nuova scozia
La provincia federale della Nuova Scozia, dove ha sede l’isola di Oak, non è certamente il territorio più ospitale del mondo: gli inverni sono molto freddi, le tempeste assai frequenti e durante l’anno per circa 80 giorni il sole splende sul territorio solamente per 5 minuti al giorno.
La natura è però un meraviglioso spettacolo: trattandosi di una penisola, il mare è presente ovunque, così come laghi e fiumi. Laddove finisce il blu delle acque, comincia il verde dei boschi e dei parchi, garantendo ai visitatori paesaggi di una bellezza mozzafiato.
Come arrivare sull’isola di Oak
La capitale della Nuova Scozia è Halifax. Dall’Italia per Halifax il collegamento aereo è offerto dalla compagnia aerea Lufthansa. Dall’aeroporto di Halifax occorre circa un’ora per raggiungere l’isola di Oak.