I grandi cerchi di Giordania
Cerchi di Giordania, antiche strutture nel deserto
Sono almeno una dozzina i grandi cerchi di Giordania individuati nelle ampie e desolate zone desertiche dello stato, il loro diametro varia dai 220 ai 445 metri, racchiudendo aree desertiche di proporzioni davvero colossali.
Ben otto di questi grandi cerchi sono stati individuati nella Giordania centro-occidentale, presso il Wadi el-Hasa; un secondo gruppo, formato invece da quattro grandi cerchi si trova a nord dell’oasi di Azraq nella zona mediorientale del paese.
Mentre un più recente cerchio è stato avvistato tramite l’ausilio dei satelliti nei pressi della città siriana di Homs. Essi sono stati rilevati da una missione archeologica australiana, che ne continua intanto lo studio e cerca di capirne le cause e la destinazione d’uso.
Origine e spiegazione dei cerchi di Giordania
Non molto si sa in realtà sulla natura di queste immense opere, realizzate dall’uomo: è impossibile infatti dire se erano il perimetro murario di aree insediative, dal momento che le foto aeree e satellitari non mostrano tracce evidenti di strutture all’interno, se sono sepolte molto in profondità, soltanto uno scavo può mostrarle.
Gli archeologi preventivamente hanno datato i grandi cerchi di Giordania intorno ai 2000 anni fa, sulla base dei reperti ad essi correlati, ma non è da escludere che siano molto più antichi di quanto si ritenga, anzi potrebbero addirittura risalire all’età preistorica.
“Il paesaggio del Medio Oriente è fittamente cosparso di strutture inpietra circolari o sub-circolari”, ha spiegato il professor David Kennedy della University of Western Australia alla Zeitschrift für Archäologie Oriente.
Secondo l’opinione del ricercatore ce ne sarebbero molti altri nella zona, ed anzi il recente rinvenimento di Homs, ha allargato l’area di indagine, facendo intuire che si trattò di un complesso e assai vasto fenomeno distribuito su larga scala.
“La maggior parte sono rozzi cerchi, ma molti sono invece quasi geometricamente perfetti, anche se spesso un po’ storti”. Ha sempre spiegato David Kennedy, il quale ha anche parlato della tecnica in cui furono costruiti. In genere sono costituiti da muretti di massi grezzi, che originariamente devono aver avuto un’altezza massima di 2 metri. I cerchi in origine non avevano aperture e si suppone che la gente avesse dovuto scavalcare i muri per accedere all’area circoscritta. Ciò non deve stupire, perché in area mediorientale le abitazioni erano spesso dotate di aperture poste sul tetto, piuttosto che sulle pareti all’altezza del suolo.
Il metodo per tracciare un cerchio sul terreno è in realtà molto semplice. Basta piantare un palo e legargli una corda, così girando intorno si riesce a descrivere un cerchio geometricamente perfetto. Un principio molto basilare, che secondo gli archeologi sudamericani venne utilizzato anche per tracciare le linee di Nazca.
Il problema è che per disegnare sul suolo un dimetro di 455 metri – prendendo in considerazione il cerchio più ampio – la corda utilizzata avrebbe dovuto essere lunga la metà esatta di quell’ampiezza: infatti il raggio di un cerchio di 455 metri di diametro è di 227,5 metri, si tratta insomma di una corda piuttosto ampia!
Senza considerare inoltre che la zona in cui le aree circolari vennero tracciate sono costituite da rilievi più o meno alti tra loro, separati anche da profondi valloni.
Bisogna dunque ammettere che le civiltà che li produssero fossero a conoscenza di precisi concetti geometrici, oltre che di un’organizzazione davvero efficiente per risolvere tanti ostacoli.
“Alcuni”, dice ancora David Kenndy, “mostrano segni di maggiore con pietre in parte sbozzate e disposti su filari”. Ciò presuppone anche un discreto livello tecnico nella lavorazione della pietra e della sua messa in opera.
I grandi cerchi di Giordania in realtà racchiudono rilievi molto elevati, per permettere a coloro che si trovavano al loro interno di godere di una vista privilegiata sulla regione circostante; espediente che veniva spesso utilizzato per prevenire attacchi esterni.
Le indagini intanto, tra foto satellitari e ricognizioni aeree continuano: speriamo di avere ulteriori informazioni molto presto.