Hessdalen
I bagliori notturni di Hessdalen
A Hessdalen tutto cominciò circa trent’anni fa, quando si verificarono una serie di fenomeni di natura sconosciuta e che, nel giro di poco tempo, ebbero come testimoni tutti gli abitanti della valle e dintorni. Passato il periodo di incertezza e il dubbio circa la sanità mentale, improbabile peraltro, di un così alto numero di persone, teams specializzati si insediarono sul posto per studiare questi strani eventi, i quali si verificano ancora oggi con cadenza quasi giornaliera.
La valle di Hessdalen, che al fiume Hesja deve il suo nome (“dalen” significa appunto valle), è uno dei più tipici scenari norvegesi: rigogliosa tundra durante i brevi mesi estivi; dense foreste di conifere rigate da copiosi corsi d’acqua che scendendo giù dalle altezze montane si gettano sulle valli con una cascata dopo l’altra; pochi, anzi pochissimi abitanti appartati in case spesso isolate di legno dai curiosi tetti spioventi ricolmi di vegetazione. Temperature impossibili durante tutto il resto dell’anno.
Eppure Hessdalen è uno nome comunissimo per gli astrofisici di tutto il globo e soprattutto per quelli italiani, che nel 2000 organizzarono il progetto EMBLA.
Qui accade, da trent’anni circa, ma i primi avvistamenti risalgono addirittura al XIX secolo, che delle luci trascorrano in cielo, ma mai troppo in alto, sempre prossime alla linea dell’orizzonte, scomparendo dietro le cime degli alberi o sfiorando le innevate creste montane. La tradizione popolare attribuiva la manifestazione degli inspiegabili eventi ai folletti e le fate che nelle leggende popolano le semi-desertiche regioni scandinave.
Queste luci vengono avvistate maggiormente durante le ore serali, e ciò è normale dal momento che una luce, soprattutto se fioca è poco visibile nell’azzurro del cielo alla luce del sole. Alle volte ad Hessdalen le luci sostano nell’aria per poi sparire e ricomparire subito in un altro punto, alle volte lasciando anche delle scie molto luminose; possono avere forma sferica, o presentarsi, se catturati da un obiettivo, come delle macchie di vapore denso dai contorni indefiniti, e raggiungere elevate velocità.
Ovviamente si è subito gridato agli avvistamenti alieni e nella regione di Hessdalen oggi si scoprono non poche trovate pubblicitarie che sfruttano a motivo commerciale la supposta presenza extraterrestre nella valle. E a dire il vero non pochi sono gli abitanti del luogo che giurano di aver visto velivoli molto simili al convenzionale disco volante cui siamo abituati dalla letteratura sugli ufo.
Ma qual’è la verità sull’origine di queste luci?
Fissiamo qualche punto riportando i risultati raggiunti finora dagli studi.
Una prima distinzione è stata operata innanzitutto sulla base dei colori, che ha consentito di suddividere il fenomeno in quattro categorie.
– Sfere luminose di colore giallo nella parte centrale e rosso all’estremità: molto simili a dei fuochi, con un intensità di luce che varia sensibilmente durante il loro percorso.
– Luci bianche o gialle: queste costituiscono il maggior numero di avvistamenti: esse fluttuano nell’aria lentamente e possono anche fermarsi per poi muoversi nuovamente. Costituiscono inoltre le apparizioni più lunghe, in quanto restano visibili in cielo anche per un’ora intera.
– Luci tendenti dal bianco al blu freddo: sono quelle che si spingono più in alto raggiungendo le cime dei monti, e i rari casi anche oltre. Solitamente vivono pochi secondi, ma possono prolungarsi per qualche paio di minuti.
– Luci su oggetti neri: queste sono le più inquietanti, poiché si tratta di luce bianca riflessa su oggetti piuttosto scuri dalla forma tendente alla sfera, che non a caso è stata accostata a degli oggetti volanti di origine aliena. A Hessdalen comunque questi avvistamenti non sono mai stati registrati da apparecchi e ci si basa soltanto sulle descrizioni dei testimoni.
La teoria di Bjorne Gitle Hauge
La spiegazione, comunque non pienamente accettata, essendo ancora in fase di studio, chiama in causa la forte presenza di minerali nella valle di Hessdalen: la parte ovest delle valle risulta infatti ricca di ferro e zinco, mentre la parte est è ricca di rame. Ciò permette di riprodurre una vera e propria batteria di proporzioni eccezionali i cui elettrodi, ciò le due estremità della valle, danno vita ad una ossido-riduzione, facilitata dalla presenza di zolfo, che raccolto dalle acque del fiume viene trasportato direttamente nel centro di Hessdalen sotto forma di acido-solforico.
Questa caratteristica chimica della valle produce i suoi affascinanti effetti luminosi, quando i fulmini scaricati dai temporali caricano elettricamente la terra che in seguito li reimmette nell’atmosfera tramite un procedimento inverso detto “corrente ionica”. Si formano in tal modo delle bolle ioniche (chiamati anche plasmi freddi) tra le emissioni di gas solforoso e l’umidità della valle, che risalendo attraverso i forti campi elettrici vengono eccitati emettendo delle intese luci visibili ad occhio nudo. Alle volte i fenomeni invece non sono osservabili ad occhio nudo, poiché le bolle ioniche non sono eccitate: in questo caso si fa utilizzo di strumenti ad alta precisione, i quali hanno misurato velocità eccezionali pari a circa 8000 Km/h.
E’ probabile dunque che a quasi trentanni circa dalla fondazione del Progetto Hessdalen gli studiosi stiano realmente penetrando il mistero di questa piccola e remota valle. E chissà che la conoscenza e la spiegazione di un fenomeno così raro non possa condurre verso nuove mete la scienza più in generale.
Ma siamo sicuri, al di là di tutto, che pure a mistero svelato il fascino delle sfere di luce non smetterà di catturare i visitatori anche negli anni a venire.
Sull’esposizione completa della teoria: