Ricercatrice italiana spiega il mistero dei puquios, le spirali di Nazca
Rosa Lasaponara, ricercatrice dell’istituto di metodologie per l’analisi ambientali di Potenza, ha studiato alcune immagini satellitari relative a puquios, le interessanti spirali di Nazca, scoprendone finalmente lo scopo per cui erano stati costruiti.
Lo scopo dei puquios, le spirali di Nazca, secondo le teorie più accreditate
I puquios sono delle grandi strutture a forma di spirale, costruite forse dagli stessi artefici delle Linee di Nazca, su cui non si sa a dire il vero molto, persino la loro datazione è sconosciuta, tanto da oscillare all’interno di un arco cronologico di quasi 2000 anni, dal momento che secondo le ipotesi più accreditate potrebbero essere stati realizzati tra a il 1000 a.C ed il 750 d.C.
Ciò che ha sempre incuriosito la ricerca archeologica della cultura di Nazca è la difficoltà di sopravvivere in una regione così arida. La distribuzione dei fori in tutta e le loro posizioni vicino a insediamenti, suggerisce che l’idea che facessero parte parte di un sistema idraulico sofisticato per il recupero di acqua da falde acquifere sotterranee, dei veri e propri pozzi insomma. Questi pozzi erano circondati da delle rampe a spirale, che erano serviti sia alla loro costruzione, quanto alla necessità di recuperare l’acqua depositata sul fondo. Così una serie di canali serviva a portare l’acqua, raccolta sottoterra, nelle zone in cui era necessaria.
Rosa Lasaponara ha invece allargato il campo di indagine e corretto il tiro della teoria, ritenendo che le spirali avessero lo scopo di incanalare i venti nell’acquedotto, in modo da mantenere l’acqua in movimento. “Quello che è davvero impressionante è il grande impegno, l’organizzazione e la cooperazione necessaria per la loro costruzione e la manutenzione regolare“, ha detto a la ricercatrice potentina in un’intervista a BBC News.
Per Rosa Lasaponara resta certo il fatto che puquios erano un “sofisticato sistema idraulico costruito per recuperare l’acqua da falde acquifere sotterranee“. E aggiunge: “Quello che è evidente oggi è che il sistema Puquio deve essere stato molto più sviluppato di quello che appare oggi… Sfruttando un approvvigionamento di acqua inesauribile per tutto l’anno, il sistema Puquio ha contribuito ad una agricoltura intensiva delle valli in uno dei luoghi più aridi del mondo.”
Resta ancora da spiegare l’utilizzo del vento: per aiutare a mantenere in movimento l’acqua, dei camini erano stati scavati al di sopra dei canali a forma di imbuto. Questi imbuti convogliavano il vento nei canali, spingendo l’acqua attraverso l’intero sistema e renderla attingibile.