Il disco di Festo ci svela il suo messaggio
Traducendo il disco di Festo
Scoperto da un archeologo italiano, Luigi Pernier, durante una campagna di scavi condotta poco più di un secolo fa, nel 1908, il disco di Festo, un misterioso disco di argilla cotta, portato alla luce da uno degli ambienti del famoso palazzo di Festo, sull’isola di Creta, ha riempito di enigmi la storia minoica.
Le datazioni più accreditate datano il disco di Festo al 1700 a.C. circa, durante l’età dei secondi palazzi, che rappresentò un periodo di grande splendore artistico e culturale per l’isola. Il disco risale dunque a quasi 4000 anni fa, sebbene il particolare reperto non possa essere datato con certezza, data l’approssimazione scientifica degli scavi condotti dalla missione italiana agli inizi del XX secolo.
Sul suo diametro di appena 15 cm sono rappresentati, secondo un motivo a spirale, simboli riferibili all’antica scrittura minoica: ciò rende indubbiamente unico il disco di Festo.
Secondo molti studiosi il disco di Festo non è altro che un calendario, il che non dovrebbe stupire, data l’importanza cruciale presso le antiche civiltà di distinguere esattamente le stagioni e tramite esse stabilire i momenti della semina e del raccolto, secondo un ciclo vitale legato alla terra e alla sua fertilità.
Ma finora ci si è basati solo su ipotesi, la natura dei simboli è rimasta sconosciuta e con essi il significato del reperto. Nella scrittura minoica ogni simbolo corrisponde ad una parola o ad un oggetto, la famosa lineare A non è ancora stata tradotta, mentre la lineare B – una modifica dei micenei all’originaria lineare A – era stata tradotta dall’architetto inglese Michael Ventris, durante gli anni ’20 del secolo scorso.
Il disco di Festo in parte decifrato
Finalmente si è giunti ad una svolta cruciale per la comprensione del messaggio del disco, grazie ai numerosi tentativi condotti da Gareth Owens, esperto di antiche scritture, il quale è riuscito a tradurre accuratamente alcuni dei simboli, non tutti per il momento, purtroppo.. Il simbolo che più comunemente ricorre nella spirale del disco è legato alla figura materna, mentre un altro, anch’esso ricorrente può essere tradotto tramite un concetto assimilabile ad una “Signora di grande importanza”, forse una sacerdotessa, o una regina, o ancora più probabile una dea, non ancora ben individuata nel vesto e sfuggevole pantheon minoico.
Così Garth Owens, che nel frattempo è riuscito a tradurre fino al 90% del disco, può spingersi più in là rispetto ai colleghi che lo hanno preceduto, e ritiene in tal modo che nella spirale impressa nel manufatto vi sia una preghiera incentrata sulla fertilità, sulla gravidanza e sul parto
Come posso contattare Barbara Galliano che ha scritto un libro sul Disco di festo?
grazie