Tarxien
Tarxien, l’antico culto della dea madre
Forse non tutti sanno che nella periferia della capitale maltese La valletta si trova il complesso templare di Tarxien uno dei più importanti siti dell’età del bronzo della preistoria mediterranea. Scoperto casualmente durante dei lavori agricoli nel 1913 il sito venne scavato dall’ archeologo Themistocles Zammit, che portò alla luce, dopo una campagna di scavo durata più di cinque anni, quattro strutture templari megalitiche. Per l’eccezionalità della scoperta, nonché per la sua conservazione, il sito archeologico di Tarxien è oggi considerato patrimonio dell’ Unesco.
http://whc.unseco.org/en/list/132
Tarxien cenni archeologici
Il termine iniziale del complesso di Tarxien va stabilito intorno al 3150, quando le genti del posto decisero di monumentalizzare l’area sacra, già frequentata nei secoli precedenti, con l’edificazione di strutture più impegnative. I quattro templi presentano tutti dei caratteristici ambienti absidati disposti gli uni di fronte agli altri separati da un ambiente a pianta quadrata; all’ interno di ciascun tempio trovano posto più altari ed i numerosi resti di ossa animali rinvenute testimoniano che qui vi avevano luogo i sacrifici, come per altro confermato dai bellissimi rilievi realizzati su grandi blocchi di pietra raffiguranti capre, pecore, tori e altri animali in processione. Particolare degno di nota è costituito dal fatto che col tempo gli edifici sacri, originariamente separati, vennero collegati tra loro aprendo dei passaggi nella roccia, dando forma così ad un intricato complesso di ambienti ora angusti ora di considerevoli dimensioni, i cui accesi sono incorniciati da strutture dolmeniche dall’effetto davvero suggestivo sui visitatori.
Oggi il complesso di Tarxien si presenta in parte restaurato. Tra le camere dei templi, la cui pavimentazione è anch’essa costituita da lastre litiche accuratamente poste le une accanto alle altre, è possibile ammirare la grande tazza di pietra e la parte inferiore di una colossale statua femminile, raffigurante con molta probabilità la dea della fertilità, la cui altezza originaria è stata calcolata circa m 3. Oppure è possibile ammirare il blocco di pietra, che funge da base di uno degli altari, decorato con eleganti motivi a spirale; il cosiddetto buco degli oracoli e le numerose altre cavità per le offerte alla grande madre, in una delle quali venne ritrovato un pugnale in selce per le vittime dei sacrifici; e ancora la serie delle sfere litiche utilizzate dai costruttori per lo spostamento dei grossi massi, che consentono di gettare una luce sulle semplici, ma ingegnose tecniche edilizie dell’antichità.
Economia del periodo di Tarxien
L’economia di Malta e di Gozo durante la fase di Tarxien si basava su un’agricoltura di tipo misto, con un alimentazione ricca e varia, ma che produceva quanto era necessario alla sopravvivenza, nessun dato archeologico per il momento ci ha fornito informazioni su di un surplus produttivo, che garantisse una qualche tipo di ricchezza accumulabile o favorisse una rete di scambi ad ampio raggio, a parte la cuspide orientale della Sicilia con cui gli scambi sono molto frequenti.
In conseguenza degli esigui rinvenimenti archeologici non abbiamo informazioni che indichino una stratificazione sociale o una distribuzione del lavoro per classi. Ciò è dovuto in massima parte all’esiguità dei contesti studiati, sia al fatto che i templi più importanti dell’isola siano stati scavati senza metodo stratigrafico, con conseguente perdita di un gran numero di dati importantissimi per la conoscenza delle società che li edificarono.
Alla fase templare di Tarxien è possibile far risalire solo un’abitazione: si tratta specificatamente di una capanna rinvenuta a Ghajnsielem a Gozo, dalla pianta ovale e dall’alzato in mattoni crudi; una situazione di certo inaspettata se si pensa alla maestria richiesta nell’erigere i grandi monoliti di Tarxien e degli altri complessi templari che tra Malta e Gozo ammontano ad un totale di 23. Un ennesimo dato discordante è emerso dal rapporto tra il numero di edifici templari, ventitré appunto, e le stime demografiche che riportano all’incirca 11000 individui. Sulla base di tali stime si ha un complesso megalitico ogni 478 abitanti circa; davvero stupefacente!
Ma occorre sempre ricordare la lacunosità delle conoscenze per tale fase.
La fine del periodo di Tarxien
La fine delle società che diedero vita ai maestosi templi si data intorno al 2350 a.C. Le cause del collasso sociale ed economico sono poco chiare: alcuni siti come Skorba presentano danneggiamenti, ma di carattere rituale probabilmente, altri come Brochtorff Circle sembra siano stati riempiti di terra, un po’ come era accaduto a Gobekli Tepe. L’arrivo di genti esterne che hanno invaso l’isola causandone il declino non sembra reggere, dal momento che in questa fase non sono state rinvenute sepolture con corredi di armi che indichino una classe guerriera, né tanto meno lo studio paleopatologico ha evidenziato traumi riferibili ad armi. L’ipotesi più accreditata è quella di un’epidemia che insieme alla scarsità dei suoli coltivabili, alla siccità che durante i mesi estivi poteva diventare un serio problema per le colture e alle ridotte risorse boschive hanno decretato la fine di una splendida fase culturale, costringendo gli ultimi abitanti a fuggire dall’isola verso luoghi più ospitali.
Come arrivare a Tarxien
Il complesso di Tarxien si trova tra le strade di uno dei sobborghi di La Valletta, precisamente nel quartiere omonimo di Tarscen situato alla periferia sud della città, circondato da basse palazzine che non hanno deturpato in modo irrimediabile la bellezza del luogo. Numerose sono le compagnie che effettuano voli da tutta Italia, come Alitalia, Meridiana, Easyjet, Ryanair.
Bibliografia:
Louis Lagana, Prehistoric Malta and contemporary art.
Enrico Giannitrapani, Rapporti tra la Sicilia e Malta durante la’età del Bronzo, in Prima Sicilia, 1997.