La sfinge di Giza cosa era in realtà?
La sfinge e i suoi interrogativi
Non è un caso che la sfinge fosse considerata, già dagli stessi Greci, latrice di enigmi spesso inesplicabili. Ciò è dovuto soprattutto al suo affascinante e al contempo curiosissimo aspetto, dal volto così espressivo e al tempo stesso impenetrabile, al corpo, privo di qualsivoglia armonia e proporzionalità.
Accosciata sulle sabbie della Piana di Giza, la sfinge “vede” giornalmente migliaia di visitatori, ma quanti di essi hanno mai notato le sue peculiari caratteristiche?
Analizziamola adesso in dettaglio.
La testa della sfinge, che si ritiene sia il ritratto di un faraone, ha la testa molto più piccola rispetto al corpo, inoltre le sue zampe anteriori sono molto più lunghe di quanto in realtà avrebbero dovuto essere; la sua parte posteriore è invece completamente piatta. E non si tratta del lavoro erosivo degli agenti atmosferici, si badi bene. Essa inoltre non posa su un podio elevato rispetto alle sabbie circostanti, come erano soliti fare gli Egizi, per la messa in opera di statue, ma su delle fondamenta come un vero e proprio edificio. Intorno ad essa per di più sembra sia scavata una fossa, che ha eroso profondamente la zona, come può fare per esempio il flusso continuo di acqua che scivola lungo i fianchi. Sì perché sul corpo della sfinge sono presenti tracce di erosione verticale ed orizzontale.
Ma l’erosione verticale non può essere dovuta all’azione di piogge, perché in quella zona desertica di acqua praticamente non ne cade mai. Come si spiegano questi due azioni che si tagliano reciprocamente ad angolo retto? E che cosa potrebbe aver causato tale differenza?
Dalla presenza di alcune fondamenta proprio di fronte ad essa si desume che un altro edificio, di carattere indubbiamente templare, fu edificato in modo tale da oscurarne praticamente la vista, ma non si riesce a capire in che rapporto si trovassero i due monumenti.
Alcune interessanti osservazioni sulla sfinge proposte da Robert Temple
Le acque del Nilo prima della costruzione della Diga di Hassuan, inondavano buona parte dell’Egitto due volte l’anno. Le acque dolci del Nilo arrivavano fino ai piedi della sfinge, la depressione visibile ancora intorno avrebbe potuto costituire una sorta di fossato per evitare che il monumento venisse parzialmente sommerso, inoltre la presenza di altri canali, deputati allo stesso scopo, è riscontrabile in altre zone della Piana di Giza. Si consideri che molte tombe, come la famosa Tomba di Osiride, avevano accessi direttamente al livello del terreno, è dunque possibile che gli Egizi intendessero preservare questa zona sacra tramite un sistema di porte e chiuse per l’acqua.
Né si dimentichi in proposito, ciò che scrisse nel V secolo a.C. Erodoto, ovvero che il faraone Cheope fece in modo che l’acqua del Nilo circondasse l’isola di Giza.
Lo stesso edificio sito a pochi passi dalla sfinge avrebbe potuto essere una sorta di “frangi flutti”, e le lunghe zampe anteriori della sfinge avrebbero potuto servire come delle “banchine”.
L’erosione orizzontale sui lati della Sfinge, oggi soltanto in parte visibile a causa del restauro, si sarebbe verificata perché la sfinge si trovava immersa nel bel mezzo di un fossato pieno d’acqua. L’erosione verticale sui lati della fossa, in particolare sul lato sud, è causata del continuo dragaggio della sabbia che si accumulava all’interno dello stesso fossato. Ogni volta che il fossato veniva nuovamente dragato, dell’acqua veniva riversata sui lati, con conseguente erosione verticale, accentuata dalle cavità naturali della roccia calcarea, di cui la sfinge è composta.
Di chi è il volto della Sfinge
Secondo alcuni egittologi la sfinge ripropone le fattezze del volto del faraone Cheope, secondo altri del faraone Micerino.
Il volto di Cheope, individuato soltanto in una statuetta di avorio alta pochi centimetri, non sembra combaciare con quello della sfinge, lo stesso dicasi per Micerino, il cui viso e piuttosto magro e allungato, mentre quello della sfinge e tondo e paffuto. Se vi sono delle somiglianze stilistiche esse sono troppo scarne e la stessa incertezza degli studiosi è indice della difficoltà di attribuzione.
Esiste un articolo scritto da un archeologo tedesco di nome Ludwig Borchardt molto tempo prima che la Sfinge venisse scavata, ovvero quando era solo visibile la sua testa tra le dune di sabbia. Sebbene Borchardt non sapesse che il volto apparteneva ad un’immensa statua, aveva un vantaggio davvero unico: quello di poterlo osservare alla stessa altezza, senza trovarsi metri e metri più in basso.
Egli aveva così potuto notare che la sfinge presentava delle pitture agli occhi e sapeva che quelle pitture non sono erano comuni durante il periodo dell’Antico Regno, ovvero quando vissero Cheope e Chefren. Notò i dettagli dei modelli di striscia nello strano copricapo indossato dalla Sfinge.
Il viso doveva però essere quello di un faraone, dal momento che indossava il famoso copricapo sacro del faraone conosciuto come Nemes. Ma questo copricapo secondo Borchardt, presentava delle linee decorative orizzontali che furono utilizzate solo nel periodo del Medio Regno, centinaia di anni dopo Cheope e Chefren.
Ma tutto ciò che disse l’archeologo tedesco fu dimenticato quando si scavò il corpo della sfinge si chiarì che esso apparteneva all’antico regno. Eppure ci si dimentiche che Borchardt vide solo la testa e che quella avrebbe potuto essere un’aggiunzione posteriore, databile proprio al Medio Regno, testimoni potrebbero esserne il diverso stile e le dimensioni.
Anubi il dio dei morti
Il corpo piatto non si addice a quello della sfinge, né si addice il petto, anche questo piatto.
Anubi è spesso ritratto nella stessa posa accosciata della sfinge, ma al contrario di essa, che ha il corpo di un leone, Anubi, una sorta di cane-sciacallo era molto più magro e longilineo. Inoltre ben si addice alla Piana di Giza, necropoli di faraoni, alti funzionari e sacerdoti, la presenza di un’enorme statua del dio dei morti.
E’ possibile che il volto di Anubi sia andato distrutto durante i torbidi il primo Periodo Intermedio, tra il 2200 e il 2000 a.C., e dopo il volto non più ricostruibile venne sostituito da un successivo faraone, che vi sostituì il proprio volto.